Politica Economica

L’economia che proponiamo è una forma di economia decentrata e cooperativa, che guarda al benessere collettivo più che al profitto individuale, basata sulla cooperazione ma senza trascurare l’incentivazione dei meriti degli individui.

E’ una economia non basata sul profitto immediato: al contrario costruisce il futuro collettivo.

Sostiene la massima utilizzazione delle risorse contro gli sprechi di ogni tipo, la valorizzazione dell’intelligenza umana contro la forza bruta del consumismo capitalista, l’utilizzo di forme di energia e di sviluppi industriali che riducano i costi sociali presenti e futuri, e il diritto degli individui di decidere in campo economico, contro ogni monopolio economico e capitalismo di stato.

I punti fondamentali della nostra politica economica riguardano:

Minime necessità garantite

La garanzia del fabbisogno minimo vitale ad ogni persona ha, oltre alle motivazioni etiche, lo scopo di evitare la stagnazione, assicurando che ci sia in ogni momento la massima circolazione monetaria. Dopo aver garantito le minime necessità (cibo, vestiario, casa, sanità, istruzione), è lecito lasciare che coloro che hanno particolari qualità e abilità usufruiscano di una retribuzione proporzionale al loro contributo sociale. Questo garantisce l’incentivo al miglioramento che è una componente essenziale per lo sviluppo economico. La quantità e qualità del fabbisogno minimo deve aumentare progressivamente per migliorare anche il tenore di vita della gente comune.
Noi rifiutiamo il concetto di equa distribuzione in favore della massima utilizzazione e distribuzione razionale delle risorse.

Aumento del potere d'acquisto

Il parametro di controllo più importante dell’economia è per noi l’aumento del potere d’acquisto degli individui.
Non tenere conto di questo fattore è una delle cause principali della crisi economica mondiale in atto. L’economia gira con me, diceva lo slogan di una campagna pubblicitaria per incentivare i consumi, ma come si può fare girare l’economia se le persone comuni non hanno abbastanza denaro da spendere? La recente diffusione del credito al consumo, incentivata da campagne pubblicitarie e dibattiti televisivi che ne esaltano i pregi, è un ennesimo tentativo di spremere risorse da chi non ne ha, ipotecando i guadagni futuri.
La cosa più importante da farsi per incrementare il potere d’acquisto è di fare crescere la produzione di prodotti primari, invece che beni di lusso. Questo ristabilisce l’equilibrio fra produzione e consumo, assicurando a tutti il fabbisogno minimo.

Sistema cooperativo

Secondo noi, il miglior sistema per la produzione e la distribuzione di beni è il sistema cooperativo. I rapporti diretti fra cooperative di consumo e cooperative di produzione possono evitare lo sfruttamento degli intermediari.
Il sistema cooperativo si sviluppa solo in comunità che abbiano un ambiente economico integrato, bisogni economici comuni e mercato per i beni prodotti in cooperazione.
Per avere successo le imprese cooperative dipendono dai principi etici, da una valida amministrazione e dalla sentita accettazione del sistema cooperativo da parte della gente. In caso contrario è molto difficile che ci sia uno sviluppo del sistema cooperativo. Costruire cooperative modello potrebbe aiutare la diffusione di questo tipo di imprese. Le cooperative dovrebbero essere tecnologicamente all’avanguardia, sia nella distribuzione che nella produzione.
Per le cooperative agricole consigliamo, nella fase iniziale, un reddito determinato al 50% dall’ammontare di terre conferite alla cooperativa e per il 50% in base alla quantità di lavoro produttivo.
Gli amministratori dovrebbero essere sempre scelti fra i membri della cooperativa e gli abitanti del luogo dovrebbero avere la priorità nella partecipazione alle imprese cooperative.
Tutte le regioni dovrebbero avere una crescita paritaria, considerando le materie prime, le altre risorse e le potenzialità locali.

Sviluppo Industriale

Per avere la massima efficienza del sistema produttivo, la pertinenza delle aziende in un sistema economico bilanciato dovrebbe essere così ripartita:

  • Industrie chiave gestite dal governo diretto o locale.
    Risorse minerarie, produzione di materie prime, energia, trasporti, industrie di pubblica utilità, dovrebbero essere statali o delle Amministrazioni locali, e dovrebbero essere gestite senza perdite né profitti. Questo potrà evitare monopoli privati di materie prime, favorire l’equo sviluppo di tutte le aziende che potranno contare su materie prime, energia e trasporti ad un prezzo minimo e uguale per tutti.
  • Cooperative.
    Le cooperative dovrebbero gestire la maggior parte della produzione e dei servizi.
  • Imprese private
    Nella produzione in piccola scala le cooperative potrebbero non essere altrettanto efficienti che una piccola impresa. In questo caso una gestione a conduzione famigliare o una ditta individuale potrebbe essere più produttiva.
    Esempi di questo tipo di impresa sono piccoli ristoranti, piccole imprese artigiane, piccoli negozi di beni di lusso e simili.
    Noi sosteniamo la massima modernizzazione nell’industria e nell’agricoltura attraverso l’introduzione della tecnologia scientifica più appropriata, tuttavia il processo di modernizzazione e di razionalizzazione non dovrebbe condurre ad un aumento della disoccupazione. La piena occupazione dovrà essere mantenuta riducendo progressivamente le ore di lavoro mano a mano che l’introduzione di un’appropriata tecnologia scientifica aumenterà la produzione.

Decentramento

Immagine del pianeta Terra

Per realizzare il decentramento dell’economia noi sosteniamo la formazione, in tutto il mondo, di unità socioeconomiche. Le unità socioeconomiche dovrebbero essere formate sulla base di acluni fattori quali: problemi economici comuni, uniformità di potenzialità economiche, analogie etniche, caratteristiche geografiche comuni e il retaggio sentimentale che proviene da di legami socioculturali come la lingua e l’espressione culturale.
Le unità socioeconomiche devono essere libere di delineare il proprio piano economico e i metodi di implementazione dello stesso. Abbiamo individuato all’interno dell’Italia una sola zona socioeconomica, con l’eventuale sviluppo di due altre zone in Sardegna e Sicilia, status che attraverso le loro già acquisite autonomie hanno già parzialmente realizzato.
L’Italia dovrebbe aver garanzia di poter fruire di una completa libertà per raggiungere l’autosufficienza economica attraverso l’applicazione dei propri piani e delle proprie politiche economiche.
Sentimenti universali e di lotta allo sfruttamento dovrebbero guidare il cambiamento economico, per evitare che ci siano degenerazioni negli obbiettivi (vedi Lega Nord).
Il problema della disoccupazione dovrebbe essere affrontato tenendo in considerazione i sentimenti della gente del posto e sviluppando le industrie agricole, le industrie agrarie e tutte le industrie (non agricole) necessarie per soddisfare il consumo locale.
Realizzando un decentramento diffuso delle industrie si potranno evitare problemi ambientali e di squilibrio economico, causa di flussi migratori. Più ciascuna zona sviluppa il proprio potenziale economico, più la disparità di reddito pro capite fra zone diverse diminuisce, quando ogni zona sarà economicamente autosufficiente, l’intero Paese si svilupperà e tutti potranno godere della prosperità economica.

Piani di sviluppo

Per una massima e razionale utilizzazione del territorio e delle sue risorse la pianificazione garantirà maggiore stabilità dei prezzi ed eviterà un inutile accumulo di eccedenze di prodotto che causano l’esposizione dello stato, con interventi di cassa.
La pianificazione come noi la intendiamo è un contratto tra le parti sociali: produttori, lavoratori, enti locali.
La pianificazione economica dovrebbe essere basata su quattro fattori fondamentali: il costo di produzione, la produttività, il potere d’acquisto e le necessità collettive. Oltre a questi fattori si dovrebbero considerare le risorse naturali, le caratteristiche geografiche, il clima, il sistema fluviale, il trasporto, le potenzialità industriali, il retaggio culturale e le condizioni sociali.
La nazionalizzazione di industrie in fallimento, allo scopo di mantenere i posti di lavoro per far si che i consumi non calino è un errore. Si dovrebbero invece sviluppare le industrie e le produzioni che possano avere un mercato locale immediato, perché le manovre economiche che hanno il solo scopo di incrementare il consumo, dando sovvenzioni perché questo avvenga, sono sprechi che molto presto vengono pagati collettivamente. Dovrebbe essere sempre seguito il principio di massima utilizzazione delle risorse e delle potenzialità, evitando di retribuire lavori che non siano una reale risposta alla domanda di consumo. Il surplus di produzione dovrebbe essere esportato solo dopo che si sono soddisfatti i consumi locali.
La pianificazione economica dovrebbe essere effettuata solo dai cittadini economici di una zona, senza imposizioni e interferenze dall’esterno.
Sulla base della programmazione a livello provinciale, si dovrebbe sviluppare un piano coordinato a livello nazionale. La programmazione centrale è stata un fallimento totale in tutti i Paesi del mondo, questo tipo di approccio dal basso verso l’alto potrebbe essere la soluzione al problema, perché distrugge le radici dell’accentramento economico.

Scambio e commercio

Noi proponiamo che la distribuzione dei prodotti essenziali sia effettuata interamente attraverso cooperative di consumo e non attraverso vari livelli di mediatori o il governo. Questo non lascerà spazio alla speculazione. La base di scambio fra unità socioeconomiche autosufficienti dovrà essere, per quanto possibile, effettuato con accordi di scambio di prodotti e materie prime, per evitare lo sfruttamento basato sul cambio monetario.
I prodotti essenziali dovrebbero essere esenti da imposte.
Le imposte dovrebbero essere raccolte nella fase della produzione piuttosto che sui redditi, troppo facilmente occultabili.
Anche il sistema bancario dovrebbe essere gestito da cooperative, tranne la banca centrale o federale controllata dal governo locale o federale. Il principio base dell’economia produttiva dovrebbe essere: per prima cosa incrementare il potere d’acquisto della gente comune.