Politica energetica

La produzione di energia:

  1. deve essere rinnovabile e compatibile con l’ambiente;
  2. deve incidere poco sui costi sia delle aziende che delle famiglie;
  3. deve essere prodotta in Italia per non sottoporre l’economa a pressioni esterne.

Nel nostro progetto la produzione di energia e delle materie prime è di basilare importanza, necessaria per raggiungere l’autonomia e l’autosufficienza economica.

Dal dopo guerra ad oggi sia in Italia, che in Europa nonché in tutti i Paesi del Mondo la sete di controllare le fonti energetiche e di accaparrarsi materie prime per la propria economia ha condizionato lo sviluppo di intere aree geografiche. Le più recenti guerre, interventi militari, nonché tentati colpi di stato riportano al controllo di suddetti mercati.
Non si può pensare di creare una zona socio economicamente autosufficiente, garantendo lavoro e consumi stabili a tutti, se non si ha il pieno controllo sulla produzione di energia e di materie prime. In passato l’aumento del costo del petrolio ha portato alla crisi del sistema economico mondiale ed ancora oggi i timori che una crisi energetica possa mettere in ginocchio il pianeta non sono svaniti. Stessa pericolo per l’approvvigionamento di materie prime necessarie all’industria manifatturiera.
Per quanto riguarda le materie prime il meccanismo è lo stesso, solo che in questo caso la mancanza di controllo diretto può mettere in crisi i singoli settori dell’economia, invece la mancanza di energia mette in crisi l’intero sistema economico.
L’Italia, tra i principali Paesi europei, ha il grado più elevato di dipendenza energetica dall’estero: il 78,6% contro il 47,3% della Francia, il 64% della Germania e il 76,3% della Spagna (dati 2019) ed importa gran parte del suo fabbisogno di materie prime.
Il consumo totale di fonte energetica primaria in Italia (dati 2020), utilizzata per agricoltura, usi civili, industria e trasporti, corrisponde a 143,52 Mtep (Megatep = milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il 20% proviene da fonti rinnovabili, il 36% metano, il 34% dal petrolio, il 5% dal carbone.

Il piano di riconversione energetica deve tenere conto dei tre punti sopra indicati ambiente, costi, autonomia ma anche di un attento programma di pianificazione e la sua applicazione dovrà essere di tipo progressivo. Vanno dismesse in periodi brevi le fonti fossili maggiormente inquinanti, il carbone e il petrolio. L’energia acquistata all’estero dovrà essere gradualmente sostituita da fonti energetiche locali e rinnovabili. L’Italia punta sul fotovoltaico ma non ha aziende sul territorio che producono sufficiente materiale per realizzare gli impianti nonostante la forte domanda interna. Bisogna incentivare l’eolico solo con attenti piani di salvaguardia del Paesaggio. È illogico e speculativo produrre per l’esportazione nuove fonti di energia, seppur rinnovabile, se prima non si copre la domanda del mercato interno al 100%. La Povertà Energetica colpisce 2,3 milioni di nuclei famigliari in condizioni economiche difficili che occupano abitazioni in classe energetica poco efficienti (dati OIPE; Osservatorio Italiano della Povertà Energetica 2018) Questo fenomeno va affrontato con il risparmio energetico, l’efficientamento e la riqualificazione energetica degli edifici a sostegno di queste classi meno abbienti. Lo Stato deve sostenere questo processo utilizzando forme di investimenti e detrazioni fiscali per le aziende che realizzeranno i lavori.

Per i motivi sopra indicati l’energia e le fonti energetiche sono beni comuni che non possono essere dati in gestione a privati e neanche a altri Paesi. Lo Stato dovrà gestire e controllare la produzione dell’energia senza perdite ne’ profitti e dovrà tenere sempre in considerazione l’impatto ambientale e della sicurezza, anche in caso di decentramento a livello provinciale, regionale o di piccole quote gestite da privati.

Allo stesso modo dovrà essere pianificato l’approvvigionamento delle materie prime per scongiurare sbalzi inflazionistici del mercato i quali provocano aumento dei prezzi sia alla produzione che al consumo. Il riciclaggio ed il riutilizzo devono essere in accordo con il principio economico della massima e razionale utilizzazione delle risorse. Esistono sufficienti conoscenze e strumenti per recuperare materie prime per le nostre industrie provenienti dai rifiuti che i consumatori e il nostro sistema industriale e commerciale dismettono. Il riciclaggio sarà il futuro produttivo dei Paesi occidentali e in special modo dell’Italia. È necessario fermare fin da oggi i conferimenti di tali scarti e rifiuti in discarica o in imballi accatastati in depositi.

La raccolta differenziata spinta deve essere applicata anche in quelle zone del nostro Paese che sono rimaste indietro per l’inefficienza delle amministrazioni pubbliche locali e per gli interessi delle ecomafie che lucrano su questo settore. È necessario incentivare un sistema educativo che insegni i principi di equilibrio e rispetto tra l’uomo e l’ambiente. Dobbiamo sempre tenere presente che quando si fanno delle scelte di tipo economico, politico o altro devono avere sempre lo scopo di far avanzare la società sulla strada di un Nuovo Umanesimo dove venga considerato il valore dell’ambiente e delle forme di vita meno evolute come parte integrante del progresso umano.
Il riciclaggio e l’applicazione di nuove tecnologie nel sistema produttivo deve diventare la spinta propulsiva per il nostro Paese incentivando la produzione locale di manufatti e creando nuovi posti di lavoro. Questo tipo di scelte potranno cambiare fortemente la vita e la psicologia collettiva del Paese. Saranno influenzati tutti i tipi di produzione e consumi e si dovrà dare priorità alla qualità.