Per quanto riguarda la riconversione del sistema energetico italiano, con le insicurezze in questo campo introdotte dalla guerra in Ucraina, è auspicabile che il mercato dell’energia, vada progressivamente circoscritto all’interno della UE. Questa strategia è sicuramente in funzione dell’interesse di tutti i paesi dell’intera Europa Comunitaria. È inevitabile nel breve periodo l’acquisto di energia attraverso delle collaborazioni mirate con Paesi esteri, ma l’obiettivo dell’autosufficienza energetica deve essere una priorità nel calendario Europeo. Questa strategia deve valere anche per la produzione di energie rinnovabili. In questo settore è in ogni caso indispensabile sganciarsi dalla dipendenza dei monopoli Cinesi o di qualsiasi altro blocco imperialista oggi in guerra commerciale globale per il controllo del pianeta.
Se l’Europa crede veramente nei processi di sviluppo economico sostenibile intenti a portare benessere e stabilità a favore dei popoli e delle varie culture dei paesi europei, deve tirare i remi in barca e abbandonare progressivamente la globalizzazione economica. Solo con la democrazia economica si può rispondere alle mire Americane, Cinesi e Russe di conquista e di invasione dei mercati europei.
Il contributo italiano all’abbandono della globalizzazione è presto segnato: la riconversione di una azienda multinazionale come ENI, oltretutto a controllo statale, deve essere un segnale operativo, concreto alla transizione ecologica. È necessario trasformare la sua natura “petrolifera” spostando concretamente i suoi obbiettivi aziendali verso i nuovi scenari dell’energia rinnovabile. ENEL ha iniziato, con aiuti comunitari, a produrre semiconduttori creando una filiera del fotovoltaico di buona qualità ma esclusivamente per grandi impianti.
Non basta!! Noi abbiamo milioni di metri quadri di tetti da coprire con pannelli fotovoltaici. Abbiamo bisogno di produzioni certe e di qualità per creare comunità energetiche urbane o agricole, per il risparmio e l’autosufficienza delle nostre case. Abbiamo possibilità di coprire milioni di capannoni, di attività industriali e commerciali in tutta Italia. Potremmo diventare veri ed indispensabili protagonisti della transizione ecologica in tutta Europa. La Cina non ci permetterà mai di renderci autosufficienti a livello energetico, va data una risposta immediata alla loro invasione tecnologica oltretutto di bassa qualità. Lo Stato Italiano converta subito ENI rendendola leader nella produzione delle tecnologie rinnovabili.
Questa svolta è possibile perché ci sono i fondi del PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ci sono in progetto ed in parte erogati tra i 3 e 4 miliardi per la ricerca e la produzione di idrogeno. Un prodotto ancora non in commercio basato su una tecnologia che necessita ancora di una profonda incubazione di studi e di ricerca. Trasferire una parte di questi fondi per impegnare ENI, aziendalmente trasformata, alla creazione di una o due mega factory del fotovoltaico in Italia. Aziendalmente trasformato significa che anche i privati, oggi azionisti di ENI, vanno “gentilmente liquidati” perché le società del gruppo, se devono essere competitive, in funzione della crescita del mercato interno, devono essere gestite nella forma né profitti, né perdite.
Considerando le emergenze provocate dagli eventi della guerra in Ucraina ed i nuovi scenari di instabilità dell’economia globalizzata, non dovrebbe essere un problema per Draghi ed il suo scudiero Cingolani iniziare questo nuovo percorso. Accelerare questo processo, segnerebbe una svolta per l’economia italiana e ci permetterebbe di sganciarci dalla morsa del monopolio cinese. Abbiamo bisogno di una unica sola cosa: consapevolezza politica.
Abbandonare l’utopia della globalizzazione economica, essere consapevoli che abbiamo partecipato ad un processo che ha portato guerre, disuguaglianze sociali ed economiche e diritti calpestati. Questa è una azione consapevole e responsabile che le nostre istituzioni devono fare. Per il “governo dei migliori” non dovrebbe essere un problema ammettere che gli interessi del popolo italiano, come la costituzione prevede, sono prioritari agli accordi economici internazionali che intrappolano e soggiogano la sicurezza e la stabilità dell’economia del nostro Paese e dell’Europa intera. Vogliamo che finita la guerra l’ENI riprenda gli accordi ed i contratti con Gazprom e le altre aziende russe? Oppure vogliamo ENI rinnovato e sulla strada della transizione ecologica? Il tempo è scaduto, il Governo ed il Parlamento scelgano! L’ENI dovrebbe avere come slogan: “Inondiamo capannoni industriali e tetti di energia solare, basta fossili, basta inquinare!!”
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